Nello scorso mese di dicembre ci eravamo preoccupati dei cosiddetti Talebani, ossia di una componente settaria interna al M5s, poco incline al confronto e al dibattito civile. Un esempio è la "Galleria Morosini", ossia una lista di proscrizione dove vengono messi dentro "traditori, dissidenti e casi umani". È probabile che debba partire una nuova querela contro chi ancora non riesce a capire che la partecipazione alla vita politica (ex art. 49 cost.) è un diritto dei cittadini, non una graziosa concessione loro fatta da non si sa quale Padrone.
Si era comunque redatta una Lettera aperta rivolta nominalmente a Beppe Grillo, che l'avrebbe ignorata come ha sempre fatto in casi simili, tutto pieno del suo carisma indiscutibile, ma in realtà rivolta a quanti in buona fede potevano essere interessati alle ragioni del nostro agire, che - lo ripetiamo all'infinito - non è volto a "distruggere" il M5s ma a contestarne la dirigenza e la linea politica. Un grande dibattito non solo fra gli iscritti ma anche fra i suoi elettori deve produrre nuovi indirizzi politici e possibili alleanze strategiche non tanto con partiti quanto con ceti e fasce sociali, per realizzare l'unità politica del popolo italiano, indipendente e sovrano, padrone del proprio destino.
La lettera non è stata spedita per intervenute dinamiche di gruppo, discussioni sulle modalità in cui procedere e per l'attesa di nuovi sottoscrittori. La Lettera conserva ancora la sua validità concettuale e la riproduciamo qui in quanto sottoscritta dai ricorrenti, ognuno con sua propria storia e identità, ma tutti uniti in un sincero impegno nello spirito dell'art. 49 della costituzione, che a quasi 70 anni ancora attende una legge di attuazione che fissi criteri certi e eguali per tutti i partiti e i movimenti politici che chiamar si vogliano.