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Le ragioni per l'impugnazione del Regolamento ottobrino del M5s

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Antonio Caracciolo da S.
Le ragioni per l'impugnazione del Regolamento ottobrino del M5s

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Nello scorso mese di dicembre ci eravamo preoccupati dei cosiddetti Talebani, ossia di una componente settaria interna al M5s, poco incline al confronto e al dibattito civile. Un esempio è la "Galleria Morosini", ossia una lista di proscrizione dove vengono messi dentro "traditori, dissidenti e casi umani". È probabile che debba partire una nuova querela contro chi ancora non riesce a capire che la partecipazione alla vita politica (ex art. 49 cost.) è un diritto dei cittadini, non una graziosa concessione loro fatta da non si sa quale Padrone.

Si era comunque redatta una Lettera aperta rivolta nominalmente a Beppe Grillo, che l'avrebbe ignorata come ha sempre fatto in casi simili, tutto pieno del suo carisma indiscutibile, ma in realtà rivolta a quanti in buona fede potevano essere interessati alle ragioni del nostro agire, che - lo ripetiamo all'infinito - non è volto a "distruggere" il M5s ma a contestarne la dirigenza e la linea politica. Un grande dibattito non solo fra gli iscritti ma anche fra i suoi elettori deve produrre nuovi indirizzi politici e possibili alleanze strategiche non tanto con partiti quanto con ceti e fasce sociali, per realizzare l'unità politica del popolo italiano, indipendente e sovrano, padrone del proprio destino.

La lettera non è stata spedita per intervenute dinamiche di gruppo, discussioni sulle modalità in cui procedere e per l'attesa di nuovi sottoscrittori. La Lettera conserva ancora la sua validità concettuale e la riproduciamo qui in quanto sottoscritta dai ricorrenti, ognuno con sua propria storia e identità, ma tutti uniti in un sincero impegno nello spirito dell'art. 49 della costituzione, che a quasi 70 anni ancora attende una legge di attuazione che fissi criteri certi e eguali per tutti i partiti e i movimenti politici che chiamar si vogliano.

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In nome e per conto dei signori Bruno Bellocchio, Antonio Caracciolo, Alessio Marini, Ivan Pastore, quali iscritti all'Associazione “MoVimento 5 Stelle” costituita il 4.10.2009, Le comunico che ho ricevuto mandato dai predetti per porre all'attenzione il seguente loro comunicato.

Roma, 15 dicembre 2016

“Caro Beppe,

Le modalità con cui è stato elaborato e sottoposto a votazione il nuovo Regolamento del M5S, così come quelle con cui si è preteso di modificare il “Non Statuto”, a nostro avviso, rappresentano invece la negazione del principio di democrazia partecipata dal basso che avrebbe dovuto caratterizzare il nostro movimento.

Il Regolamento non nasce infatti ad opera dell’intelligenza collettiva degli iscritti, ma dalla volontà di pochi che hanno chiamato gli iscritti ad un plebiscito senza possibilità di discussione e di modifica delle singole parti del testo, il che costituisce non solo un patente ripudio del metodo assembleare previsto dal Codice civile, ma ancor prima di quel principio assembleare che costituisce l’architrave della vita democratica.

L’affermazione con cui è stato salutato l’esito della votazione e cioè che “Processi, burocrazie, codici e codicilli non possono fermarci”, rappresenta purtroppo la saldatura con la negazione del principio democratico, di cui legalità e legittimità rappresentano invece le fondamenta che debbono essere, sempre e comunque, salvaguardate.

Ed è proprio per affermare i principi di legalità e legittimità, vista la sordità dimostrata ai piani alti del MoV, che siamo costretti a far valere in sede giudiziaria la tutela dell’idea di partecipazione propria dell’associazionismo democratico e la base di ogni convivenza politica e sociale: pacta sunt servanda.

Il patto fondamentale associativo – il “Non Statuto”–, per una legittima modifica del quale sarebbe stato necessario il consenso di tutti gli associati (o nella minore delle ipotesi la partecipazione assembleare dei tre quarti degli iscritti), non poteva e non può avvenire mediante una modalità anomala che non ha neanche raggiunto il quorum minimo prescritto, dopo circa un mese da quanto la stessa è stata lanciata.

Non solo: la modifica del “Non Statuto” è stata erroneamente considerata legittima quantunque avvenuta mediante una “votazione” che non consentiva neppure di comprendere quale sarebbe stato il testo regolamentare che avrebbe dovuto integrarlo. Infatti, il testo sottoposto ai votanti rinviava a quello promulgato nel dicembre 2014 -di cui il Tribunale di Napoli nel luglio 2016 ha ravvisato la nullità – e al momento della votazione della modifica non era neanche possibile sapere quale tra i due testi del regolamento (che erano contestualmente in votazione) sarebbe stato alla fine approvato: una votazione che si è dunque risolta come un’inammissibile approvazione in bianco di un testo non individuabile.

Questa non è una questione di “burocrazia, codici e codicilli”, ma di trasparenza e di tutela della consapevole partecipazione democratica.

E non solo. Il regolamento, che ha ottenuto il voto favorevole di meno della metà degli iscritti, contiene clausole che cozzano palesemente con i principi costituzionali. Per esempio la norma mediante la quale si stabilisce l’espulsione di coloro che, sottoposti a procedimento disciplinare, rilascino dichiarazioni pubbliche: si introduce il principio totalitario che l’accusa può essere pubblica, ma la difesa deve essere silente.

La stessa genericità delle condotte passibili di sanzioni disciplinari mostra un inaccettabile cambiamento di passo che rischia di condurre alla negazione di diritti fondamentali degli iscritti, quali il Diritto di difesa: lo si è visto in occasione della recente sospensione dei portavoce Mannino, Nuti e Di Vita, “colpevoli”di aver esercitato una prerogativa prevista dal Codice di procedura di uno Stato di Diritto, cristallizzata dagli articoli 24 e 111 della Costituzione italiana.

Né si comprende perché il Comitato d’appello che dovrà giudicare sulle espulsioni sia costituito da persone scelte tra una rosa imposta dal Consiglio Direttivo di un’altra Associazione, quel “Movimento 5 Stelle” fondato a Genova il 14.12.2012 da Te, Enrico Grillo e Enrico Maria Nadasi, che (con Gianroberto Casaleggio) sono stati gli unici soci di detta associazione, così come già riconosciuto in provvedimenti giurisdizionali di diversi Tribunali italiani….

Qualora si insistesse a ritener validi ed efficaci il Regolamento e le modifiche al Non Statuto e si persistesse nella volontà di non sottoporre all'assemblea degli iscritti i suddetti provvedimenti, non resterà altra via che far valere in via giudiziaria i nostri diritti di associati per far valere quei principi che ci hanno portato a aderire al M5S e a vedere in detto MoVimento l’unica possibilità di rigenerazione della vita politica italiana.

Lo spirito che ci anima non è quello di recar danno al M5S e/o alla sua immagine, ma al contrario è nostra intenzione, convinzione e determinazione di dare piena attuazione alla lettera e allo spirito dell’art. 49 della costituzione mediante il quale si sancisce il diritto di ogni cittadino di poter “concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale”: diritto che può e deve essere disciplinato, ma non compresso né annullato.

Bruno Bellocchio, Antonio Caracciolo, Alessio Marini, Ivan Pastore”

Cordiali saluti

(avv. Lorenzo Borrè)

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